
Tra Ottocento e Novecento: la spartizione del mondo
Gli anni che vanno dal 1870 circa allo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914 furono decisivi per la storia europea e ne caratterizzarono i decenni successivi.
Le potenze europee diedero nuovo slancio alla loro politica imperialista, dando vita a una corsa alle colonie che coinvolgerà in particolar modo l’Africa e l’Asia.
Il colonialismo non era una novità. Stati importanti come la Spagna, il Portogallo, la Francia e la Gran Bretagna avevano già avviato politiche coloniali a partire dal XVI e XVII secolo ma fu negli ultimi decenni dell’Ottocento che si poté parlare di una vera e propria età dell’imperialismo. Potenze grandi e piccole non si limitarono più infatti al solo sfruttamento economico dei territori conquistati ma procedettero con l’occupazione militare e l’imposizione del proprio sistema di governo sulle colonie.
L’opera di “land grabbing”, ossia di occupazione di quanti più territori possibili da parte delle grandi nazioni industrializzate, portò in soli quaranta anni al dominio sull’intero continente africano e su una porzione considerevole di quello asiatico.
Caratteri e protagonisti dell’età dell’imperialismo
La “seconda rivoluzione industriale” portò con sé, oltre all’aumento delle capacità produttive di molti Stati europei, una serie di nuove necessità e bisogni. Le nascenti società industrializzate cambiarono profondamente e tra i Paesi del panorama europeo crebbe lo spirito di competizione. Francia e Gran Bretagna erano ancora le protagoniste assolute di questa nuova fase della storia continentale ma altri Stati come Italia, Germania, Olanda e Belgio si stavano affacciando sul palcoscenico mondiale, senza dimenticare la potenza emergente di Giappone e Stati Uniti.
La spinta verso una politica di espansionismo e conquista non fu però solo frutto di cause economiche o di competizione e prestigio internazionale. Nella mentalità europea del tempo era molto radicata una visione razzista del mondo e della storia che incideva sul rapporto tra i popoli e investiva l’uomo bianco di una presunta “missione civilizzatrice”. Questa avrebbe giustificato la sottomissione di popoli considerati inferiori.
Da queste premesse partì la corsa alla formazione di più o meno vasti imperi coloniali. Alla metà dell’Ottocento, il continente africano era per gli europei una terra in gran parte sconosciuta ma soprattutto politicamente frammentata e nella quale non erano presenti grandi Stati indipendenti. Su di esso si concentrò in particolar modo la politica imperialista delle potenze industrializzate. In quella che verrà definita “the scramble for Africa”, ovvero la spartizione dell’Africa, si lanciarono quasi tutti i Paesi europei. La Gran Bretagna inglobò all’interno del proprio impero un vasto territorio che andava da nord a sud, dall’Egitto al Sudafrica, passando per i territori del Sudan, del Kenya e dell’Uganda. La Francia concentrò la propria attenzione sull’area sahariana e occidentale del continente, formando la cosiddetta Africa occidentale francese. Inoltre si spinse più a sud conquistando territori nell’Africa equatoriale e il Madagascar. Nuove potenze come Italia e Germania parteciparono poi alla spartizione coloniale del continente. I tedeschi si imposero sui territori di Camerun, Namibia e Tanzania, gli italiani sulla Libia e in Eritrea, dopo l’acquisto del porto di Assab, sul Mar Rosso.
La vorticosa e disordinata corsa alle colonie causò attriti tra le potenze europee, e per porre fine alla litigiosità e alle tensioni venne convocata nel 1884 a Berlino una conferenza per la definizione delle aree di influenza in Africa e per la definizione di criteri per future espansioni. In quella sede furono tracciati i nuovi confini tra imperi coloniali.
In Asia gli europei dominavano da secoli grazie al controllo di grandi compagnie commerciali che agivano come veri e propri Stati negli Stati. Gli inglesi dividevano con i russi il controllo dell’Asia centrale, gli olandesi si erano stanziati in Indonesia mentre la Francia esercitava un misto di dominio diretto e influenza nell’area indocinese (Vietnam, Laos, Cambogia). Fianco a fianco con i domini coloniali europei stava la Cina, un gigante chiuso commercialmente all’Occidente e per questo preda interessante per gli interessi economici degli Stati europei.
Lo scoppio delle guerre dell’oppio fu la chiave che consentì ai Paesi europei di imporre i propri interessi ai cinesi, attraverso la conquista del controllo di alcuni importanti porti. Anche la Cina, che fino a quel momento aveva resistito all’influenza occidentale, dovette piegarsi sotto il peso di svantaggiosi trattati commerciali.
Quali furono le principali cause economiche dell’imperialismo?
Prova a elencarle e a descrivere in quale modo la politica colonialista poteva rispondere ai bisogni economici e sociali scaturiti dalla “seconda rivoluzione industriale”.
Rispondi.
Gli Stati protagonisti dell’età dell’imperialismo
Associa ciascuna delle seguenti affermazioni sull’età dell’imperialismo al Paese corrispondente.
Africa e Asia tra Ottocento e Novecento
Individua se ciascuna delle seguenti affermazioni è vera (V) o falsa (F).
Possiamo ancora parlare di imperialismo?
L’imperialismo ottocentesco si contraddistinse per essere stato una vera e propria opera di conquista di territori più o meno estesi, controllati direttamente e nei quali venivano esportate cultura, istituzioni e lingua.
Oggi, la lingua internazionale degli affari, della diplomazia ma anche quella insegnata in moltissimi Paesi del mondo è l’inglese. La sua affermazione, fino a un certo periodo al fianco del francese, è certamente stata favorita dall’enorme espansione che l’Impero britannico ebbe dalla metà dell’800, giungendo a dominare quasi un quinto della popolazione mondiale nel 1920.
Osservando il mondo che ti circonda, quali altri fattori e quale altra potenza mondiale ha contribuito all’affermarsi della lingua inglese come principale forma di comunicazione internazionale?
Esistono oggi Paesi che nel mondo esercitano, in diverse forme, qualche sorta di imperialismo? Discutine con i tuoi compagni di classe.